Restauro Radio Phonola 541 (Chassis 540) Serie Alcis – 1933

Una delle situazioni che più generano inquietudine in chi colleziona di radio d’epoca è quando, all’atto dell’acquisto di un raro esempare, il venditore dichiara tronfio: “funziona, lo ho fatto riparare da un esperto!”. Il 90% delle volte la povera radio è stata sottoposta ad ogni sorta di violenze e barbarie con l’unico fine di farla funzionare e presentare così sul banchetto del mercatino un pezzo funzionante: sostituzioni disinvolte di componenti non più reperibili con altri moderni nel migliore dei casi, fino a “semplificazioni” di circuiti evidentemente troppo complessi per l’improvvisato riparatore, con il risultato che ci si ritrova con un pezzo che per il collezionista ha un valore minore dello stesso prima dell’intervento, ma lo deve pagare a un prezzo superiore.


Questo è il caso dell’apparecchio qui descritto: un meraviglioso esemplare di Phonola 541 (Chassis 540) Serie Alcis del 1933 venduto per l’appunto come funzionante, ma che, in questo caso, era addirittura privo di alcuni componenti vitali e collegamenti elettrici, e pertanto era assolutamente impossibilitato a ricevere alcunché.
Dal punto di vista tecnico, questa radio è un ricevitore supereterodina atto alla ricezione delle sole onde medie, a singola conversione di frequenza, con stadio amplificatore a radiofrequenza. La frequenza intermedia è pari a 175 kHz, i relativi filtri sono pari a due. L’oscillatore è affidato alla valvola 57, un pentodo RF a cui è affidato anche il compito della conversione di frequenza. Il circuito di antenna è di tipo accordato, con il risultato che il condensatore variabile è dotato di ben quattro sezioni, rendendo il sistema, oltre che sensibile, molto selettivo.
Lo stadio rivelatore è realizzato tramite diodo, utilizzando quelli contenuti nella valvola 55. Lo stadio ad audio frequenza è del tipo in controfase o Push-Pull, realzzato tramite due triodi di tipo UX245. Lo sfasamento del segnale di pilotaggio dei triodi finali è affidato ad un opportuno trasformatore, a sua volta pilotato da un triodo di tipo 56. La peculiarità di questa radio è che monta due altoparlanti elettrodinamici, costruiti dalla Phonola su licenza della americana Magnavox, montati nalla parte inferiore del mobile, inclinati di 90 gradi l’uno rispetto all’altro in modo da dare al suono un effetto di tridimensionalità. Il pilotaggio delle rispettive bobine di campo è realizzato in maniera differente: per il primo altoparlante la bobina di campo funge da impedenza di filtro della tensione anodica,ed è posto sul lato negativo dell’alimentazione; la bobina di campo del secondo altoparlante invece ha la unica funzione di generare il campo magnetico per il funzionamento dell’altoparlante, ed è alimentato dal lato positivo della alimentazione anodica, di conseguenza la resistenza del suo avvolgimento è piuttosto alta, di circa 9000 ohm, per non caricare eccessivamente la valvola raddrizzatrice.
Le 8 valvole montate (58 57 58 55 56 45 45 80) sono della serie americana a 2,5 volt.

L’apparecchio è dotato di presa fono, la cui inserzione/esclusione è affidata a un deviatore posto nella parte posteriore del telaio, ed è provvisto anche di presa elettrica a 110 volt per l’alimentazione del motore del grammofono. Caratteristica interessante è che la presa è di tipo americano a due linguette verticali.
Dal punto di vista costruttivo, il tutto è realizzato in maniera impeccabile, e l’ordine regna sia sopra che sotto il telaio, nel puro stile delle Phonola; tutte le parti metalliche, ad esclusione di quelle in alluminio, sono verniciate con smalto metallizzato, tutte le minuterie e le parti accessorie sono curate sotto ogni dettaglio, basti dire ciascun portavalvola è dotato di etichetta di colore diverso per dare un’indicazione anche visiva del corretto posizionamento.


I comandi sono azionati da tre manopole a forma di piramide poligonale in legno, e costituiscono i controlli di volume, sintonia e tono.
Il mobile è realizzato in legno solido, rivestito in impiallaccio di diverse essenze, e di radica sul frontale. L’andamento del mobile, bipartito, è alquanto insolito ed è per certi versi orientaleggiante, richiamando la forma di un tempietto pagano: la parte soprastante, avente andamento rettangolare con il tetto leggermente arcuato, contiene il telaio ed ospita quindi le tre manopole e la scala numerica in celluloide a mezzaluna, la parte inferiore alloggia gli altoparlanti, mascherati da due griglie in legno traforato inclinate a 45 gradi e poste in posizione retrostante rispetto al frontale. Davanti ad essa sono poste tre colonnine in legno con inserti in ottone, la cui funzione estetica è quella di sostenere la parte soprastante, come le colonne di un tempio sostenevano il frontone. Tutto l’insieme è molto armonioso e suggestivo, e rende questo apparecchio una delle radio italiane più belle e ricercate in assoluto.

L’apparecchio mi è stato portato in riparazione da un mio amico collezionista dopo che era stato acquistato in un negozio della mia città a un prezzo non irrisorio ma comunque commisurato all’importanza del pezzo. La situazione era la seguente: mobile con notevoli segni di tarli e restaurato in maniera sbrigativa con semplice verniciatura sopra la vecchia patina, una manopola mancante con il relativo perno segato di netto, un’altra manopola rotta, cornice in legno della scala mancante di un pezzo. Di contro il mobile era comunque solido e ben conservato sotto gli strati di vernice sovrapposti, e le tele degli altoparlanti erano in ottime condizioni. La parte elettronica invece versava in condizioni deplorevoli: uno spesso strato di sporcizia incrostata copriva tutta la superficie del telaio, che presentava anche notevole ossidazione e presenza di ruggine, altoparlanti ossidati e senza collegamento, c’erano alcuni fili tagliati, valvole messe a caso e altre anomalie che non facevano presagire nulla di buono. Dopo aver estratto il telaio dal mobile compresi meglio la situazione: apparecchio per fortuna ancora recuperabile, ma al prezzo di notevoli sforzi e giornate di lavoro. Riassumendo si può dire che la radio era stata portata in riparazione da qualcuno che, pur avendo qualche idea a riguardo, comunque non era stato all’altezza dell’oneroso compito e aveva lasciato il lavoro a metà, purtroppo non rimettendo al loro posto i componenti tolti. Non riesco a concepire come questa radio possa essere stata venduta come funzionante, a meno che per funzionante non intendessero dire che si accendevano le valvole, giacché persino la lampadina della scala era stata asportata.

4 pensieri su “Restauro Radio Phonola 541 (Chassis 540) Serie Alcis – 1933

  1. a me hanno regalato una radio a valvole ma non porta nessuna etichetta e non riesco a capire che marca è mi potete aitare?

  2. per identificare una radio a valvole, suggerisco di annotarsi l’elenco delle valvole e provare con l’apposita ricerca su radiomuseum. Se non ha fortuna, può inviarci via email delle foto nitide e dettagliate dell’apparecchio, comprensivo di eventuali targhette, unitamente all’elenco delle valvole impiegate.

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